6. Roma / Lazio
La storia di Roma è strettamente intrecciata a quella di Israele. Nel cuore della capitale, in Via Portico d’Ottavia, si trova un quartiere tutto stelle di David: il ghetto ebraico, uno dei più antichi del mondo. Un posto a due passi da Piazza Venezia e dal Lungotevere de’ Cenci che fa sentire come in un’altra città, in una Roma all’ombra del Tempio Maggiore, la Sinagoga per i romani. Un’atmosfera unica, dove sentire il dialetto degli ebrei romani parlato dalla metà del Cinquecento, il giudaico-romanesco. Questa felice contaminazione si ritrova anche in tavola con specialità ormai passate alla tradizione locale come il carciofo alla giudia o la pizza ebraica, una dolce esplosione di canditi e uvetta, da provare al forno kosher per eccellenza: Boccione.
7. Bova / Calabria
Nell’estremo sud del versante ionico della Calabria si apre un territorio dove ancora oggi vivono quelli che possono essere considerati come gli ultimi Elleni del nostro Paese: benvenuti nella Calabria dei Greci, quella delle valli segrete e dei borghi antichi! In questo fazzoletto d’Italia a due passi da Reggio Calabria, dove i Greci decisero di piantare la loro bandiera per poi doversi rifugiare sulle montagne per colpa dei successivi invasori, si trovano Bova, Pentedattilo, Roghudi, Bagaladi e Palizzi, che insieme costituiscono l’area grecanica di Calabria. Ma se Roghudi e Pentedattilo sono oggi abbandonati, Bova resiste ancora dai sui mille metri d’altezza, rinata dai fondi dell’Unione Europea e da un turismo che si è accorto della sua grande bellezza.
Unica come la sua lingua grika, greco antico misto al calabrese, ancora parlato da chi non vuole scordare un glorioso passato.
8. San Marzano di San Giuseppe / Puglia
L’Arberia è quell’area geografica del Sud dove si trova la minoranza etnico-linguistica albanese d’Italia. Non è omogenea e si estende in diverse regioni
italiane come la Calabria, per la maggior parte nella provincia di Cosenza, e la Puglia, che vanta il comune arbereshe più grande: San Marzano di San Giuseppe. Non appena si mette piede in questo paesino a circa 25 chilometri da Taranto, si ha l’illusione di trovarsi in Albania. Il suo forte legame con lo stato della penisola dei Balcani, infatti, risale all’epoca del condottiero albanese Skanderbeg (Giorgio Castriota), quando alcuni esuli albanesi in fuga per via dell’invasione turca scelsero la Murgia Tarantina come loro seconda casa.
9. Messina / Sicilia
Un’altra isola linguistica è Messina, in Sicilia, ossia la regione italiana crocevia di popoli e culture per eccellenza. Al di là dello stretto, arrivarono i Greci i quali decisero di plasmare una città a immagine e somiglianza della loro “prima casa”, Atene, fatta di grandi spazi, vedute da cartolina e atmosfere senza tempo.
Qui, dove le targhe toponomastiche sono bilingue (come Largo dei Greci, in zona Falcata), si parla ancora il greco, o meglio il neogreco, insomma l’ultimo stadio del processo evolutivo di questa nobile lingua. E se il terribile terremoto del 1908 ha distrutto il suo quartiere della Grecìa, non ha di certo cancellato il suo ricordo che rivive non solo nel dialetto locale, ma anche negli usi e nei costumi dei cosiddetti “greci-siculi”. Tra questi,
le filastrocche magiche dei bambini che suonano come cantilene dagli evidenti elementi greci, o i proverbi ancora declamati dagli anziani del posto.
10. Alghero / Sardegna
Alghero, la bellissima località della Sardegna, ha un suo particolare dialetto, l’algherese, preso in prestito dalla Spagna, o meglio dalla Catalogna. Questa città in provincia di Sassari non è conosciuta soltanto per le spiagge paradisiache e un centro storico-capolavoro, ma anche per essere la capitale catalana d’Italia: viene soprannominata infatti la Barceloneta, o Piccola Barcellona d’Italia: la città ha conservato il catalano, e il 20 percento degli abitanti lo parla, nella variante sarda. La diffusione linguistica del catalano in Sardegna risale al XIV secolo, al tempo della dominazione spagnola.