Tempio di San Francesco
Fondato dallo stesso S. Francesco nel 1222 fu generosamente sostenuto dal Re Carlo II d’Angiò che la fece edificare in stile gotico, con struttura di carattere monumentale, nel XIV secolo e, nel XIX secolo, Ferdinando II delle Due Sicilie affidò a Giacomo Guarinelli un radicale restauro dell’edificio, durante il quale vennero sovrapposte alla struttura trecentesca decorazioni neogotiche.
Il sagrato è preceduto da una grande scalinata, dove al centro è allocata una statua di Luigi Persico. La facciata neogotica ha un portale strombato ed un grande rosone; ed è decorato con sculture marmoree raffiguranti i sovrani Carlo II d’Angiò, e Ferdinando II. L’interno a tre navate, dove ampie finestre con vetrate policrome rendono l’ambiente luminoso.
Santuario della Santissima Trinità
Il Santuario della Santissima Trinità, è conosciuto soprattutto con il nome “della Montagna Spaccata”, è situato sulla fiancata occidentale del Monte Orlando.
Edificato nell’XI secolo, sorge su una fenditura nella roccia che secondo la leggenda si è creata con la morte di Cristo, quando si squarciò il velo del tempio di Gerusalemme. Tra i costoni di roccia vi è un macigno che precipitò andandandosi ad incastrare tra le pareti della fenditura.
Su questa roccia nel XVI secolo, venne realizzata una cappella, raggiungibile tramite una scalinata che percorre la spaccatura.
Mentre si scende verso la cappella sulle pareti è possibile notare, scolpiti, i simboli della Via Crucis. Famosa anche la misteriosa mano dell’infedele Turco, impressa nella roccia, e che secondo la leggenda, si sarebbe formata nel momento in cui il marinaio turco, che non credendo alla causa della spaccatura nella roccia, si era appoggiato alla roccia che miracolosamente divenne morbida formando l’impronta della mano.
Nella cappella pregarono numerosi pontefici, sovrani, e santi, tra cui San Filippo Neri, che, la leggenda vuole, il santo avesse vissuto e dove il suo giaciglio in pietra sia ben scolpito tra la roccia.
La grotta del Turco
Alla fenditura della montagna spaccata si accede tramite una scalinata composta da circa 300 gradini, che permette ai visitatori di scendere sino al livello del mare e di godere degli splendidi riflessi del mare cristallino. Alzando lo sguardo verso l’alto si può ammirare l’intera grotta.
Lucio Munazio Planco
Il mausoleo è situato in cima al monte Orlando, all’interno del parco Regionale Riviera di Ulisse.
Lucio Munazio Planco nacque nel 90 a.C. da una famiglia nobile; fu console romano e fondatore di Lione e Basilea. Il Mausoleo si conserva in buono stato e la sua costruzione risale intorno al 22 a.C., l’edificio è di forma circolare con copertura a tumulo. All’interno, si trova la tomba monumentale costituita da quattro celle dove sono custoditi reperti di diverse epoche storiche.
Nella stanza principale che si affaccia all’ingresso si può ammirare una copia della statua del console Lucio Munazio Planco, che attualmente è a Roma.
Il castello Angioino Aragonese
Una roccaforte costituita da un corpo più alto a figura rettangolare, con tre torri cilindriche, il castello aragonese; e da un corpo inferiore, a figura irregolare composto da tre torrioni, l’angioino. Un unicum nel suo genere. Stabilirne le origini è alquanto arduo. Oggi il castello aragonese ospita la caserma Mazzini della guardia di finanza mentre l’angioino, il famigerato carcere militare, è sede dell’università di Cassino. Gaeta assume, fin da principio, un carattere di città fortezza, munita di possenti cinta murarie e inespugnabili bastioni, struttura difensiva accentuata soprattutto durante il dominio francese e spagnolo, Carlo d’Angiò e Alfonso d’Aragona. L’Italia nacque dalle ceneri del Regno delle due Sicilie. La capitolazione di Gaeta, ultimo baluardo borbonico, nel 1861 giunse al termine di un lungo e sanguinoso assedio da parte dell’esercito piemontese.
Museo Diocesano
Lo storico palazzo De Vio, raccoglie i dipinti ed opere provenienti da chiese di Gaeta e della Diocesi.
La pinacoteca raccoglie dipinti su tela e su tavola dal secolo XIII al primo decennio della seconda metà dell’Ottocento ed è il più consistente nucleo di opere d’arte nel Lazio meridionale. Sono presenti le opere di Giovanni da Gaeta, di Scipione Pulzone e Sebastiano Conca. Le sale del museo sono, arricchite dai dipinti di Riccardo Quartararo, Teodoro d’Errico Fiammingo, Girolamo Imparato, Quentin Metsis, Luis de Morales, Fabrizio Santafede, Andrea Vaccaro, Giacinto Brandi, Luca Giordano, Francesco Solimena e Pompeo Batoni.
Il museo ospita lo Stendardo di Lepanto che sventolò sulla nave ammiraglia della flotta pontificia durante la battaglia di Lepanto che vide la sconfitta delle navi ottomane il 7 ottobre 1571. Il 4 novembre dello stesso anno fu lasciato dal figlio naturale di Carlo V, Don Giovanni d’Austria, nel Duomo di Gaeta.
Sono esposti due croci bizantine; l’ostensorio ed il calice di Pio IX a Gaeta negli anni 1848/49. Nelle sale della pinacoteca sono disposti tre Exultet (sec. XI-XII); tre Corali (1569/70), opera di Vincenzo Pontano da Fondi.
Durante tutto l’arco dell’anno ci sono diverse manifestazioni e mostre.