Per comprendere la complessità della città di Barletta converrebbe partire dal Castello Svevo, frutto di una straordinaria stratificazione compiuta dalle diverse dinastie che vi si sono susseguite, a partire dall’epoca Normanna in cui sorse come fortezza a scopo difensivo. Durante il periodo svevo, angioino, aragonese e spagnolo ha subito diversi rimaneggiamenti che lo hanno restituito ai giorni nostri in una forma che lo rende davvero ammirabile. Al suo interno è ubicata la Biblioteca comunale.
A poche decine di metri dal Castello, accomunati dalla pietra bianca che caratterizza le principali strutture del Territorio, si erge la Cattedrale di
Santa Maria Maggiore, l’edificio di culto più importante della città, che si presenta come un organismo
complesso, frutto della fusione di due corpi ben distinti: quella anteriore, chiaramente romanica, e quella posteriore di
epoca gotica.
Nel dedalo di vicoli che si snodano proprio dalla Cattedrale si “nasconde” la chiesa di Sant’Andrea, che
raccorda due livelli stradali differenti e che nasconde come uno scrigno una moltitudine di elementi estremamente suggestivi, in cui l’odore del tempo trascina chi vi entra in un passato remoto che lì è trascorso.
Altra struttura religiosa che merita una visita è la Basilica del Santo Sepolcro, che rappresenta una connessione con la Terra Santa in quanto meta di transito per i pellegrini ivi diretti e per i crociati che dal porto di Barletta salpavano per Gerusalemme. Anch’essa frutto di molti rimaneggiamenti, merita sicuramente di essere visitata, anche perché proprio sul fianco della chiesa è ubicato colui che è considerato il simbolo per eccellenza della città, ovvero Eraclio o Colosso di Barletta. Sul suo conto esistono varie leggende, ma quel che è certo è che i barlettani da sempre si sentono bonariamente protetti da questa statua bronzea di 4.5 mt e dall’aria rassicurante e fiera. Si tratta probabilmente dell’Imperatore Teodosio II, giunto qui perché asportato dai veneziani durante il Sacco di Costantinopoli nel 1204 e abbandonato a causa di una tempesta che avrebbe reso rischioso il trasporto.
Un unicum tra i palazzi storici è certamente rappresentato dal Palazzo della Marra, edifico rinascimentale di pregevole fattura, in cui risultano particolarmente interessanti il balcone principale prospiciente la facciata e il loggiato posteriore che affaccia verso il mare. Dal 2007, all’interno del palazzo è ospitata una Pinacoteca delle opere del pittore De Nittis, vissuto nella seconda metà dell’Ottocento e prematuramente scomparso, poi donate dalla moglie Lèontine alla città che al suo uomo aveva dato i natali.
La Cantina della Disfida è il luogo suggestivo in cui, nel 1503, tra calici di vino – forse qualcuno di troppo – nel bel mezzo di un banchetto
allestito in onore dei francesi, rimasti sconfitti dagli spagnoli, qualcuno “osò” paragonare i francesi agli italiani. Il cavaliere La Motte, non apprezzando il paragone, lanciò la sfida e il 13 febbraio 13 cavalieri italiani si scontrarono con altrettanti francesi, che ne uscirono sconfitti. Questo evento fornì al D’Azeglio lo spunto per scrivere il romanzo storico “La Disfida di Barletta” nel 1833.
Il Teatro Curci, situato nel pieno centro cittadino, di fronte al Palazzo di Città, oltre ad essere un apprezzabile contenitore culturale, è un’opera di pregevole bellezza.
Dal punto di vista enogastronomico vi è ricchezza e varietà di prodotti, che spaziano dal pesce alle carni, passando per ottime parmigiane
di melanzane, pomodori ripieni, paste al forno con pomodori freschi, friselle. Il tutto, però, sempre improntato su leggerezza e gusto.
Il pesce viene proposto sia crudo che cotto, in diverse varianti. Come carne, a Barletta e nella Puglia più in generale, vi è un forte consumo di carne equina, proposta in involtino o salsicce e altre forme sfiziose.
Nei primi, la Regina indiscussa è l’orecchietta, condita con sugo e accompagnata da un paio di brasciole (involtini di carne di cavallo), oppure con le classiche cime di rapa, fino ad arrivare alle forme meno tipiche e più sperimentali, ma non meno apprezzabili. Altrettanto varia e di pregio è la produzione enologica