Da Lecce si arriva ad Arnesano in poco più di dieci minuti, dopo aver attraversato il territorio della messapica Rudiae, città vicina e nemesi di Lupiae, l’antica Lecce. Arnesano faceva parte della cinta di feudi che impreziosivano e proteggevano Lecce, produceva olio e vino e soprattutto contribuiva alla nascita delle grandi architetture, romaniche prima, barocche successivamente, con i blocchi di pietra leccese estratti dalle tante cave che ancora donano un aspetto movimentato al paesaggio pianeggiante della valle della Cupa. In una di queste cave negli anni sessanta fu ritrovato uno dei più antichi simboli della spiritualità salentina verso la madre terra.
Torniamo indietro a circa duemila quattrocento anni prima di Cristo, in pieno neolitico. Qui fu seppellito un individuo con un idoletto in pietra con fattezze umane. Affettuosamente gli arnesanesi lo chiamano pupo mentre per alcuni studiosi sembrerebbe avere il volto di una civetta, animale totemico che veglia sulle notti e sui morti. Tale sito archeologico dei Tufi Vecchi o Riesci è oggi un parco urbano senza recinzioni con olivi e arbusti officinali con un Dog Park attrezzato.
Per chi viaggia con i propri familiari a quattrozampe e per chi ben comprende quanto possa essere importante una sosta in punto attrezzato questo è il luogo giusto.
Ma Arnesano è anche la storia del Palazzo Marchesale, che nasce da una torre posta a controllo della modesta “Porta Rande”. Nel palazzo vi era dal seicento una ricca quadreria laica che dopo il 1802 fu smembrata e trasportata a Napoli, Venezia e Roma. Le uniche quattro tele rimaste ad Arnesano sono visibili nella Cappella dell’Asilo Bernardini.
Ma Arnesano è terra di lavoro, campi e botteghe. Tra i piatti che la terra e la storia ci regalano chiediamo i “ciciri e tria”, un piatto arabo-normano che perfino il geografo Al Edrisi nel 1154 descrive parlando delle botteghe di pastai arabi di Palermo. Si tratta di una pasta lunga condita con ceci e ritagli fritti di pasta aggiunti in ultimo al condimento. Dopo questa parentesi storica si ritiene necessario fare una sosta gastronomica alla trattoria ai “Spilusi” dove Francesco vi racconterà le microstorie dei prodotti della terra, del vino rosato della D.O.C. di Copertino e del croccante sapore dei “ciciri e tria”, piatto salentino di vocazione araba e mediterranea.