Gran parte dei turisti arriva a Bruxelles per visitare la sede del Parlamento Europeo ma bastano poche ore per accorgersi che la capitale del Belgio è anche arte, storia e tanta natura. Se si sceglie la stagione estiva, uno dei mezzi più economici, veloci e pratici per scoprire la città è sicuramente la bicicletta, grazie alle innumerevoli postazioni di bike sharing, disseminate in centro come in periferia; se si viaggia in inverno invece, non solo è meglio servirsi dei mezzi pubblici (sia le quattro metro che gli autobus sono oltremodo efficienti) ma è anche opportuno riempire la valigia di guanti, sciarpe, cappelli e stivali impermeabili.
Nella fredda stagione, quando è coperta di neve, o in primavera quando fiorisce, Bruxelles è una delle città più verdi d’Europa tanto che ogni abitante può godere di ben 27,7 mq di vegetazione. Vicinissima alla foresta di Soignes, la capitale del Belgio vanta anche 660 parchi comunali perfettamente curati e 700 ettari di boschi. E per chi ha proprio questo intento, ovvero visitare le bellezze naturalistiche belghe, da qualche tempo è stata inaugurata la “promenade verte”, un itinerario di circa 60 km per pedoni e ciclisti che permette di fare il giro dell’intera città attraversando foreste e giardini.
Per chi è alla ricerca di monumenti e architettura invece, il miglior modo di scoprire Bruxelles è quello di procedere per quartieri: il consiglio di guidesmart è dunque quello di cominciare dal centro, dalla visita del Grand-Palace e della piazza che lo ospita, a detta di Victor Hugo “la più bella del mondo”. Il cuore storico della cittadina non è molto grande quindi mezza giornata può bastare per farsi un’impressione generale, acquistare un paio di souvenir e scattare qualche fotografia.
Durante la passeggiata, naturalmente, sarà impossibile resistere ad un waffle, tipico dolce belga, che i commercianti amano esporre in graziose vetrine ricche di frutta e golose guarnizioni. Singolare come in una città in cui anche l’acqua non è a buon mercato, questi biscottoni di cialda vengano venduti a prezzi bassissimi (in alcune botteghe costano addirittura un solo euro).
Un altro rito obbligatorio è anche quello di farsi immortalare accanto al Menekken Pis, l’irriverente putto che fa la pipì, simbolo dello spirito di indipendenza degli abitanti di Bruxelles. Nel pomeriggio o all’indomani, nel caso si preferiscano ritmi più rilassanti, si può quindi passare alla visita della rue Antoine Dansaert, il cosiddetto quartiere ricco, dove si può fare shopping a volontà ammirando, al contempo, monumenti e palazzi rinascimentali.
A qualche “mezzo” di distanza (un paio di metro per circa 20 minuti di tragitto) si possono scoprire altre due vie del lusso, l’Avenue Louise e il Boulevard de Waterloo, importanti arterie che hanno fatto dell’alta moda e dei grandi alberghi la loro principale attrattiva. Imperdibile ma diverso anche il quartiere Sablon, covo di antiquari e amanti dell’arte contemporanea grazie alla presenza di negozi colmi di vecchi ma preziosi cimeli e delle gallerie d’arte moderna e contemporanea. Diametralmente opposto rispetto a quanto appena descritto infine, il quartiere nuovo dove trovano posto la sede della Commissione Europea e del Parlamento Europeo ma anche i parchi Leopold e del Cinquantenario ed una incredibile quantità di musei.
Quanto appena descritto è molto più di quanto si può visitare in un weekend lungo anche se, prima di poter dire “conosco Bruxelles”, c’è ancora un’attrazione che manca all’appello: l’Atomium. Costruite nel 1958 in occasione dell’Esposizione Universale, le nove gigantesche sfere in acciaio inossidabile dovevano essere un’istallazione temporanea. L’idea dell’ingegnere André Waterkeyn e degli architetti André e Jean Polak, ingrandire di 165 miliardi di volte un cristallo di ferro, piacque però così tanto ai belgi che la struttura non venne mai smontata e, da oltre mezzo secolo, è diventata un simbolo moderno della città al pari della Torre Eiffel per Parigi.
Dato che doveva durare solo sei mesi, in principio il progetto era in alluminio, più leggero ed economico, quando si decise di tenere l’opera per sempre fu poi studiata un’imponente attività di restyling durante la quale le parti in metallo vennero sostituite con dell’acciaio inox.